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La vera Storia del Bulldog inglese


Il Bulldog è, in assoluto, uno dei più straordinari rappresentanti della specie canina. Di ceppo antichissimo, è addiruttura arrivato a diventare, nel corso del tempo, il simbolo stesso della nazione britannica. 
Nasce come combattente di tori, pieno di coraggio, di tenacia e di audacia, tutte doti che gli allevatori, negli anni, si sono impegnati di matenere ed salvare.



Un vero combattente
Nato per combattere
 i tori, il Bulldog
è diventato uno dei
cani più popolari
della Gran Bretagna



La storia del Bulldog è strettamente legata ai combattimenti fra cani e tori. Secondo la tradizione, molto antica, scopo primario di tali combattimenti era quello di migliorare la qualità della carne, dato che i macellai si erano accorti che quest' ultima era più tenera e più saporita se si faceva correre il toro prima di ucciderlo. 

Inizialmente questo rito veniva  celebrato impiegando forti Mastini, come iMastiff antichi, cani abbastanza coraggiosi da opporsi alla foga del toro. Ben presto però, tali combattimenti sucitarono l'interesse in un pubblico più vasto. I combattimenti di necessità allora si trasformarono in spettacolo.


Di aspetto, i primi Bulldog somigliavano pochissimo agli esemplari che conosciamo oggi.
Sembravano piuttosto dei Boxer (cugini prossimo del Bulldog), presentandosi molto agili, assai muscolosi, di taglia media, con arti dritti e piuttosto lunghi e con una testa massiccia con relativo muso corto e prognato. Possedevano inoltre, una coda fine e diritta e piccole orecchie dritte a metà.
Due esemplari, divenuti celebri grazie a un dipinto di Abraham Cooper del 1816 (foto sopra), permettono di affermare che la razza aveva raggiunto la sua piena maturità nel momento stesso in cui stava per essere messa al bando.


continuando...
Il parere dei cinofili sulle origini del Mastiff antico è contrastante: alcuni pensano che siano stati i Fenici e i Romani a introdurlo in Gran Bretagna nel corso dei loro viaggi nell' Europa del Nord. Se questa ipotesi può sembrare a prima vista interessante e valida, bisogna però ammettere che contrasta con quanto Cesare, parlando della conquista della Bretagna (Gran Bretagna), scrive nei suoiCommentari, la dove racconta  che, all'assalto delle  legioni romane, erano stati lanciati Molossi celti i quali avevano contribuito, non poco, a seminare il panico tra le loro truppe.

 Ne deriva che tali Molossi dovevano già esistere in Gran Bretagna (forse dal tempo dell'aspanzione celtica), e che furono i Romani a importarli per farli combattere nei circhi, piuttosto che il contrario. Semmai in Gran Bretagna introdussero  i loro Mastini d' Epiro. Ciò è confermato da Gratius Faliscus il quale racconta che, nell' 8 a.C. , questi ultimi erano stati portati in Gran Bretagna per battersi con i Molossi della Cornovaglia, i quali però, commenta il cronista, risultarono sempre vittoriosi. Non si può inoltre dimenticare che le tribù dei Celti che devastarono le città greche e romane erano aiutate da cani di taglia forte e assai imponente.


Il Club del Bulldog, come pure il suo standard, fu tra i primi ad essere creato.
Tuttavia, il Club non riuscì mai a organizzare una esposizione, il che fa pensare che il numero dei cani, all'epoca, fosse poco numeroso. Secondo la scrittrice Marjorie Bernard (una vera autorità per la storia della razza) bisognò aspettare l'importazione di "Bulldog spagnoli", cani di 40 - 50 Kg impiegati per trainare le carrette dei lattai londinesi, perchè gli appassionati del Bulldog inglese si decidessoro a salvarlo. Nel marzo del 1875 il Bulldog Club fu ricreato sulle basi dell'associazione primitiva e lo standard fu rivisto e corretto.


I COMBATTIMENTI DEI BULL
Certo è che i combattimenti tra cani e tori (chiamati "Bull baiting") si trasformarono, nel Medio Evo, in un vero e proprio eccitante spettacolo, tanto da diventare un autentica forma di sport.

Sport per signori, naturalmente, dal momento che la nobiltà, attraverso le cosiddette "Leggi della foresta" emanate nel 1272 (prevedevano persino l'amputazione di tre dita delle zampe anteriori a tutti i mastini di grande possanza appartenenti ai villani), si era riservata l'esclusiva del impiego delMastiff.

Da allora tutti coloro che non avevano l'onore di appartenere alle classi elevate britanniche non ebbero altra soluzione, per continuare a organizzare i bull baiting, che impiegare cani di taglia più piccola, ma non per questo meno combattivi: da tale iniziativa ebbe origine il Bulldog!

La prova sta in un rapporto che Edoardo di Langley (1344-1412), ufficiale del re Enrico IV e incaricato "dei tori e dei Mastiff", redasse con il nome di Mayster of Game. Vi si legge nel rapporto che un Mastiff di seconda categoria chiazzato, dalle orecchie cadenti e dagli occhi piccoli, si era fatto la reputazione di non lasciare mai la bestia da lui affrontata: era un animale che annunciava di fatto il Bulldog.

Le prodezze del Bold-Dog, un cane carico di audacia, cominciarono ad essere menzionate dall'inizio del XVI secolo. Nel 1586 Harrison definì il Bold-Dog come un cane dal corpo potente, dalla figura spaventosa, dal carattere bizzarro, ostinato, e che quattro di questi cani erano sufficenti per liquidare un potente orso.

Quali che siano le denominazioni dell'epoca, l'esistenza del Bulldog nel XVI secolo non desta più dubbi.
E' un cane il cui ruolo essenziale è quello di combattere gli animali più diversi.

E' solo nel 1632 , tuttavia, che compare per la prima volta il termine Bulldog. Un certo Preston Eaton, stabilitosi a San Sebastiàn, in Spagna, chiese, tramite un corriere a un suo amico di Londra, George Willinghan, di fargli pervenire un Mastiff e due Bulldog, allo scopo di metterli in lizza contro i famosi Doghi di Burgos, anch'essi valorosi combattenti di tori.


Questo antico cane da combattimento
continua a mantenere il  suo aspetto spaventoso.
Nel passato si diceva  che 4 Bulldog erano sufficenti
per uccidere un grosso orso.

I combattimenti fra animali divvennero una autentica istituzione sotto il regno di Elisabetta I nel 1558-1603.

La sovrana aveva consacrato il martedì a queste attività e, ogni settimana, non perdeva occasione per andare a incoraggiare i suoi Mastiff alle prese con i tori, gli orsi, i leoni e altri animali selvatici. Tuttavia il bull baiting non piaceva a tutti. Samuel Pepy, autore dal 1660 al 1669 di un Diario sulla vita londinese, descrisse queste attività come un piacere brutale e disgustoso.

Certo è che, mentre a poco a poco cominciava a suscitare la fierezza di alcuni, che lo consideravano il miglior cane fra tutte le razze canine, il Bulldog veniva guardato con diffidenza dal grosso della popolazione. Una riprova si ha in quanto un giornalista del British Field Sport scrisse nel 1818, sottolineando come questo cane fosse consacrato unicamente ai fini più barbari e più detestabili, tanto da essere considerato la vergogna della sua specie, sino al punto che non si può invocare la sua utilità, la sua umanità, e nemmeno il semplice buon senso.

Nel 1835 il Parlamento britannico vietò il Bull-Baiting e, anche se questo sport non scomparve del tutto, l'allevamento del Bulldog fu pian piano abbandonato. Alcuni esemplari furono riconvertiti ai combattimenti fra cani, anch'essi vietati, ma che però potevano tranquillamente svolgersi nei cortili posteriori dei pub o nelle cantine ecc. Essi tuttavia si mostrarono poco adatti a questo genere di sport: senza chiamare in causa la loro aggressività o il loro coraggio, gli si rimproverava di non dare abbastanza spettacolo e si finì per preferire loro i Bull-Terrier, derivanti dai Bulldog e dai Terrier.





UN SIMBOLO BRITANNICO

A metà del XIX secolo il Bulldog era in via di estinzione e, nel 1859, la razza non partecipò alla prima esposizione canina. Solo l' anno successivo, a Birmingham e poi in quelle di Sheffield e di Londra, furono presenti alcuni esemplari. Questa fu una vera e propria vittoria, tale da spingere alcuni allevatori di Bulldog a fondare, nel 1864, un club. Con lo pseudonimo di Philo Kuon (Amico del cane), essi redassero uno standard che venne pubblicato l' anno seguente. Anche se questo standard descriveva evidentemente un Bulldog di quell' epoca, vale a dire un animale largo e compatto assai simile al Boxer, e del tutto sicuro che i redattori si riferivano a un cane abbastanza diverso.

Da allora gli allevatori, che non avevano conosciuto gli antichi cani da combattimento e che seguivano alla lettera lo standard, furono obbligati ad orientarsi verso un cane più basso sulle zampe, ancora più compatto , più corto, con la testa più massiccia e un muso modesto.

Il risultato fu che, nel 1893, Rawdon Lee scrisse: <<Il tempo è arrivato a maltrattare terribilmente i monumenti storici, ma non ha mai avvilito qualcosa in un modo così grottesco come il nostro simbolo nazionale, cioè il Bulldog>>.

Selezionati con uno scopo preciso, gli esemplari attuali sono il risultato di una selezione che ha portato elementi che non troviamo in nessun altro cane. I Bulldog di oggi sono uguali a quelli di settant' anni fa.

Allora che cosa si rimprovera con tanta veemenza ai primi allevatori, paragonati a dei vandali? Semplicemente di fare di questo cane il contrario di quel che si faceva con tutti gli altri cani. In altre parole di sviluppare un "mostro" destinato, si, a personificare coraggio e potenza, ma col il risultato di soffiare e brontolare se sottoposto al minimo sforzo.

Ora, è vero che, volendo sempre più tipicizzato, incombe su questo cane  il pericolo di farne un infermo.
Ma è proprio questo che affascina gli allevatori, arrivare a produrre un cane largo , massiccio, compatto e corto il più possibile senza troppo sacrificare la sua salute.


Sembra incredibile, ma questo antico cane da combattimento
oggi non sopporta più la brutalità. Il suo modo di
esprimere tenerezza è quello di aggottare  le sopacciglia.
Dietro la maschera un pò severa e brontolona
del Bulldog si nasconde infatti un cane allegro,
felice di vivere, di correre e di spendere le sue energie,
teso soprattutto a ricercare l'affetto del padrone.


La fama di questo cane, naturalmente, crebbe, malgrado gli sforzi di qualche cinofilo "ragionevole", come Rawdon Lee, di denigrare il Bulldog moderno, tanto che fu proprio a questo simbolo che i Britannici fecero ricorso per ricordare le qualità della vecchia buona Inghilterra nei momenti più difficili della sua storia recente.

Il Bulldog è oggi una delle razze più popolari in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, mentre negli altri Paesi è un pò meno diffuso.

Questi cani malgrado la loro aria seriosa, i cuccioli di Bulldog si rivelano dei veri clown, saltellando e sgambettando di qua e di là per poi, senza nessuna ragione apparente, stendersi magari sulla pancia del loro padrone e farsi un pisolo. In età adulta, nonostante la loro maschera severa e brontolosa, restano cani con tanta gioia di vivere.

Sono attenti a tutto quello che succede intorno a loro e sono molto sensibili ( se vengono redarguiti ingiustamente, ne resteranno turbati per tutto il resto della giornata).

Il Bulldog, antico cane da combattimento, non sopporta la brutalità, cerca prima di tutto l'affetto dell'uomo e teme la solitudine più di ogni altra cosa. Bisogna dunque circondarlo di tenerezza e cercare fin dalla più tenera età di far emergere il suo eccellente carattere, educandolo con dolcezza.

Con i bambini  è fra i cani più compiacenti e pazienti. Nell'intimità familiare il Bulldog sa fare il pagliaccio senza ritegno alcuno, ma sa essere anche serio e dignitoso se le circostanze lo richiedono: quando arriva un estraneo per esempio, diventà immediatamente determinato e vigile (senza comunque essere aggressivo), se però, questo estraneo viene ben accolto dal suo padrone, allora non mancherà di esprimergli amicizia a suo modo.

Il Bulldog è in buona sostanza un animale paziente, gentile e pacifico. Fa parte di quei cani ai quali si attribuisce un certo dello humour; sa, inoltre, essere calmo e non è mai rumoroso; è un cane che abbaia poco, ma sempre con una buona ragione. Con i suoi consimili si mostra tollerante, sempre se non venga aggredito.


I suoi sostenitori ne esaltano il fisico sorprendente, alcuni gli concedono anche di avere il fascino dei brutti.

Il temperamento del Bulldog in generale ispira simpatia e, non fosse che per questo, merita tutto il nostro rispetto. E' stato molto denigrato, quasi sempre a torto, ma per questa stessa ragione suscita passione.


Proprietari per il BULLDOG INGLESE.

Il proprietario di un Bulldog, deve necessariamente conoscere le particolarità della razza, provvedendo quindi a fargli fare dell'esercizio, senza forzature ed eccessi, rispettando il suo ritmo, in modo da sviluppare la sua muscolatura e da permettergli di aumentare la sua capacità respiratoria. Bisogna evitare che si ecciti esageratamente e, soprattutto, che si esponga al calore, suo nemico principale, contro il quale è assolutamente disarmato.


PER CONCLUDERE
Se nel suo albero genetico porta i segni di una grande violenza, di essa oggi il ricordo sta solo nel suo aspetto.

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